Contenuto e contenitori

Gennaio 2024

 

Da avvocato negoziatore sono sempre più convinta della necessità di distinguere fra contenuto e contenitori delle cd. ADR Alternative Dispute Resolution, meglio definite come “Giustizia complementare”, ovvero i metodi per risolvere i conflitti mediante il consenso delle stesse parti anziché per decisione di un terzo.

Ciascuna ADR – mediazione familiare, mediazione civile e commerciale, negoziazione assistita, composizione negoziata della crisi d’impresa, pratica collaborativa – ha sue specifiche regole e principi che ne definiscono il perimetro. Nell’ordinamento italiano le prime quattro sono state regolamentate con legge e pertanto oggi, in riferimento ad esse, esiste una cornice legale che ne stabilisce le “regole del gioco”.

C’è però un contenuto comune, seppur declinato in modo diverso a seconda del contesto (contenitore) in cui si lavora, ovvero il tipo di negoziazione utilizzata per individuare una soluzione al conflitto: la negoziazione basata sugli interessi.

Come in vasi di diverse sagome, dimensioni e colori fiori e piante vivono e si nutrono di elementi comuni, quali l' acqua e la terra, così la negoziazione rappresenta la linfa vitale comune a tutte le ADR. 

Distinguere fra contenitore e contenuto è, dunque, cruciale innanzitutto perché rende consapevoli che la conoscenza delle regole del contenitore è indispensabile ma del tutto insufficiente a lavorare al suo interno, se non si è formati alla negoziazione basata sugli interessi, una scienza trasversale ed interdisciplinare che rappresenta il fil rouge dei diversi metodi mettendoli fra loro in comunicazione.

Con le regole del contenitore si arriva solo al tavolo, da lì in poi è necessario il contenuto.

L’attività comune che si svolge in tutti i contenitori è la negoziazione che può avvenire con o senza un terzo che “media”.

Da quel contenuto comune, infatti, la diversificazione avviene attraverso i diversi contenitori che offrono alle parti in conflitto opzioni diverse rispondenti alle preferenze di ciascuno e/o agli specifici bisogni del caso concreto.

Il legislatore si è preoccupato solo dei contenitori ma professionisti e responsabili della formazione che operano nel campo delle ADR dovranno necessariamente concentrarsi anche e soprattutto sul contenuto, senza il quale tutti i contenitori risulterebbero scatole (o vasi) vuote/i.

Solo così potrà essere garantito che il gioco che si gioca nell’ambito della giustizia complementare sia davvero diverso da quello giocato secondo le regole del codice di procedura civile in un’aula di tribunale.

E potrà conseguentemente raggiungersi un sano equilibrio fra giustizia complementare e giurisdizione secondo i principi di cooperazione e proporzionalità evitando di ingolfare le aule di tribunale con contenziosi che ben potrebbero essere risolti al di fuori e cogliendo ogni opportunità di definizione concordata che si prospetti anche nel corso di un giudizio.

Giustizia consensuale e giurisdizione non sono solo complementari ma anche interdipendenti perché il buon funzionamento dell’una dipende dal buon funzionamento dell’altra. Non dobbiamo essere costretti a negoziare per mancanza di fiducia nel sistema giudiziario e non dobbiamo ritrovarsi in tribunale ad attendere la decisione di un giudice per mancanza di competenza nel negoziare e/o nel facilitare la negoziazione altrui.

La formazione specifica dei professionisti risulta in definitiva la chiave di volta della effettiva realizzazione di ogni riforma, anche la più recente del processo civile con la quale il legislatore ha voluto dare impulso alle ADR.

La formazione, infatti, potrà anche correggere alcune lacune e contraddizioni contenute in tale normativa proprio attraverso la consapevolezza del proprio ruolo da parte dei professionisti e la conseguente scelta individuale, nell’operare, coerente al medesimo e a principi e regole della negoziazione basata sugli interessi.

La formazione, in conclusione, non è solo un procedimento di apprendimento teorico e pratico di tecniche e metodi ma anche un processo di acquisizione della responsabilità a mantenersi coerenti ad essi, anche ben oltre l’indicazione (o l’omissione) legislativa.